NewsGuard sta monitorando la diffusione della misinformazione sui vari appuntamenti elettorali in programma quest’anno, che vedranno recarsi alle urne gli elettori di Stati Uniti, Unione Europea e di altri Paesi del mondo.
Nelle settimane immediatamente successive alle elezioni americane del 2020, abbiamoidentificato 166 siti che diffondevano misinformazione sul voto. Abbiamo poi scoperto che alcune di queste affermazioni false sono ancora in circolazione tre anni dopo. Abbiamo quindi rilevato che affermazioni altrettanto infondate in merito a presunte frodi elettorali – e riguardanti, tra le altre cose, il voto per corrispondenza, le macchine per il voto elettronico e il conteggio dei voti – si sono diffuse anche in occasione di appuntamenti elettorali in altri Paesi del mondo, come in Francia, Germania e Italia, e di nuovo negli Stati Uniti durante le elezioni di metà mandato del 2022.
A mano a mano che emergeranno affermazioni false nuove o ‘riciclate’ sul tema, aggiorneremo questa pagina per dare conto delle ultime tendenze. Per approfondire questi temi, iscrivetevi al nostro Media Intelligence Dashboard o alla nostra newsletter gratuita Reality Check.
Monitoraggio delle fonti di misinformazione elettorale
Per individuare nuove affermazioni false, il team di NewsGuard monitora i siti che, secondo i nostri analisti, sono soliti pubblicare ripetutamente affermazioni false o palesemente fuorvianti relativamente alle elezioni. Ad oggi, il nostro database tiene traccia di:
- 963 siti che hanno pubblicato ripetutamente affermazioni false o palesemente fuorvianti sulle elezioni;
- 793 profili di social network e canali video associati a siti che hanno pubblicato ripetutamente affermazioni false o palesemente fuorvianti sulle elezioni;
- 1.162 siti di parte che si presentano come testate giornalistiche locali. Molti di questi siti sono segretamente finanziati da organizzazioni politiche senza che i lettori ne siano informati chiaramente, e adottano nomi innocui come “The Philadelphia Leader” o “The Copper Courier”.
Di seguito, alcuni dei trend relativi alla misinformazione elettorale identificati da NewsGuard nella sua newsletter Reality Check e nei briefing riservati ai suoi clienti:
Secondo i media di Stato iraniani, in un discorso in New Hampshire, Trump avrebbe detto che l’11 settembre è stato “opera degli Stati Uniti”
Donald Trump ha avanzato molte teorie della cospirazione, ma questa non è una di quelle. I media di Stato iraniani, seguiti a ruota dal Cremlino, hanno travisato le affermazioni fatte da Trump in un discorso tenuto a seguito della sua vittoria alle primarie del New Hampshire: secondo queste fonti, l’ex Presidente avrebbe sostenuto che l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 sia stato un auto-attentato.
I media statali iraniani hanno diffuso un video intitolato “Trump: Non c’è stato nessun attacco alle torri del World Trade Center”. Nel testo dell’articolo e nei sottotitoli del video, i media iraniani hanno riportato così le affermazioni di Trump: “Non c’è stato alcun attacco alle torri del World Trade Center” e “L’attacco dell’11 settembre è stato opera degli Stati Uniti”.
In realtà, in nessun momento del suo discorso del 22 gennaio 2024 Trump ha negato gli attacchi al World Trade Center o ha affermato che l’11 settembre è stato un auto-attentato.
Come si può verificare dalla clip tratta dal discorso di Trump nel New Hampshire, l’ex Presidente ha detto che gli Stati Uniti non hanno subito attacchi terroristici mortali durante il suo mandato, attribuendo il merito di ciò al cosiddetto ‘travel ban’, il divieto di viaggio da lui indetto nei confronti di Paesi prevalentemente musulmani.
“Quando ero [in carica] per quattro anni, volevo parlare così tanto. Non c’è stato terrorismo, non ci sono stati attacchi, non c’è stato nulla, c’è stato il travel ban di Trump, chiamiamolo ‘terror ban’… Ne parlo sempre, non ci sono stati attacchi, non c’è stato il World Trade Center”, ha dichiarato Trump al suo pubblico.
Dalla newsletter Reality Check di NewsGuard del 2 febbraio 2024
Così l’affermazione falsa sull’ineleggibilità di Nikki Haley è arrivata sull’account Truth Social di Trump
L’affermazione falsa secondo cui la candidata repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti Nikki Haley sarebbe ineleggibile ha preso piede sui social media e sui siti di notizie di estrema destra. E ora l’ex presidente Donald Trump, che in passato ha sostenuto la bufala sul luogo di nascita di Barack Obama, si è unito al coro, affermando su Truth Social che lo status migratorio dei genitori di Haley la “squalifica dalla candidatura presidenziale o vice-presidenziale”.
Trump e gli altri si sbagliano. I tribunali hanno sempre stabilito che, secondo la Costituzione degli Stati Uniti, chiunque sia nato negli Stati Uniti è considerato cittadino per nascita e quindi idoneo a diventare presidente se soddisfa gli altri requisiti.
Haley è nata in South Carolina nel 1972 ed è una cittadina statunitense per nascita, quindi è eleggibile a presidente. Non fa alcuna differenza se i genitori indiani di Haley abbiano ottenuto la cittadinanza dopo la sua nascita, nel 1978 e nel 2003, come sostengono siti e post sui social network.
Dalla newsletter Reality Check di NewsGuard del 19 gennaio 2024
Secondo gli opinionisti filocinesi, la candidata indipendentista taiwanese non sarebbe eleggibile
Vari utenti dei social network filo-cinesi sostengono che Hsiao Bi-khim, che si è candidata alla vicepresidenza di Taiwan e il cui partito ne sostiene fermamente l’indipendenza, non avrebbe potuto candidarsi alle elezioni presidenziali del gennaio 2024 perché ha anche la cittadinanza americana.
Hsiao era candidata alle presidenziali insieme a Lai Ching-te per il Partito Democratico Progressista, noto per la sua posizione apertamente critica nei confronti di Pechino e per essere a favore dell’effettiva indipendenza di Taiwan (nota anche come Repubblica di Cina) dalla Cina continentale. (Il ticket di cui faceva parte Hsiao è uscito vincitore dalle elezioni).
La legge taiwanese vieta ai candidati politici di avere la doppia cittadinanza. Tuttavia, Hsiao, nata in Giappone da padre taiwanese e madre americana, ha rinunciato alla cittadinanza statunitense nel 2002, come riportato in una nota del luglio 2002 del Registro federale statunitense. “Prima di tutto, non ho mai rinunciato alla mia cittadinanza della Repubblica di Cina [Taiwan]… Tuttavia, ho rinunciato alla mia cittadinanza americana nel 2002, e ho tutti i relativi documenti di supporto a portata di mano”, ha dichiarato Hsiao in un video del 5 dicembre 2023 sulla sua pagina Facebook.
Il Ministero degli Interni di Taiwan ha dichiarato il 4 dicembre 2023 che tutti i candidati alla presidenza e i loro compagni di corsa soddisfacevano i requisiti di cittadinanza.
Dallo State-Sponsored Disinformation Risk Briefing di NewsGuard del 7 dicembre 2023
Di seguito, una selezione delle narrazioni false sulle elezioni del 2024 diffuse in tutto il mondo che NewsGuard ha identificato e verificato nel suo database delle principali narrazioni false che circolano online, i Misinformation Fingerprints:
BUFALA: Le primarie democratiche del New Hampshire del 2024 sono state truccate in favore di Joe Biden
I FATTI: Non ci sono prove che la vittoria del presidente Biden alle primarie democratiche del New Hampshire del 23 gennaio 2024 sia stata illegittima.
Secondo i risultati del sito del Segretario di Stato del New Hampshire, consultato il 26 gennaio 2024, il presidente Biden ha ottenuto 79.445 voti, il totale più alto tra tutti i candidati.
Phillips, deputato del Minnesota, si è classificato al secondo posto con 24.374 voti e, in un discorso tenuto durante la notte elettorale, ha dichiarato: “Congratulazioni al presidente Biden, che stasera ha assolutamente vinto”.
Dopo l’emergere dell’affermazione falsa secondo cui il presidente Biden avrebbe vinto le primarie grazie a dei brogli, che si è ampiamente diffusa sui social, Phillips ha scritto in un post del 24 gennaio 2024 su X: “Questo è vergognoso e assolutamente falso. Lo Stato del New Hampshire gestisce le sue elezioni con grande integrità ed efficienza e Joe Biden ha vinto le elezioni primarie democratiche del New Hampshire ieri sera in modo corretto e leale”.
BUFALA: Si sono verificati numerosi casi di accoltellamento ai seggi elettorali nel giorno delle elezioni presidenziali di Taiwan
I FATTI: Contrariamente a quanto riportato online da account social in apparenza non autenticiche fanno parte di una rete filocinese (e che si oppongono esplicitamente al Partito Democratico Progressista, attualmente al governo a Taiwan e apertamente critico nei confronti della Cina), nessuna fonte affidabile ha dato notizia di presunti accoltellamenti avvenuti a Tainan il 13 gennaio 2024, giorno delle elezioni presidenziali di Taiwan.
Le autorità di Tainan hanno scritto in una dichiarazione in cinese del 13 gennaio 2024 pubblicata sul sito dell’amministrazione locale: “L’ordine ai seggi elettorali della città finora è buono e le forze di polizia stanno proteggendo la sicurezza degli elettori in ogni momento. Non c’è stato alcun episodio di accoltellamento violento come si è detto su Internet”.
L’affermazione falsa sugli accoltellamenti si è diffusa dopo che il sito di notizie taiwanese My Formosa ha pubblicato un articolo che citava alcuni messaggi circolati online come fonte. Il sito di notizie ha dichiarato all’Agence France-Presse di aver “immediatamente rimosso l’articolo” dopo aver verificato che la notizia non era vera.
BUFALA: Trump non si è qualificato per partecipare alle primarie del Nevada del 2024 perché non sono stati presentati i documenti necessari
I FATTI: Il nome dell’ex presidente Donald Trump non è apparso sulle schede elettorali delle primarie del Nevada lo scorso 6 febbraio 2024 non perché lo staff che cura la sua campagna elettorale abbia dimenticato di registrarlo per correre alle elezioni, ma perché Trump partecipava al caucus presidenziale del Partito Repubblicano dell’8 febbraio 2024, cioè la competizione che ha assegnato i delegati necessari per ottenere la nomination presidenziale del GOP.
Se Trump si fosse registrato alle primarie statali, il Partito Repubblicano del Nevada lo avrebbe squalificato dalla partecipazione al caucus gestito dal partito. Sul sito del GOP del Nevada si legge infatti: “I candidati che hanno scelto di apparire sulla scheda delle primarie statali lo hanno fatto sapendo che tale decisione significava che non avrebbero potuto guadagnare delegati apparendo sulle schede dei caucus”.