«Trovo che sia molto rischioso per le persone rimanere in Russia. Vale per i giornalisti ma anche per i cittadini bombardati da questo tipo di materiale informativo». Viacheslav Romanov e Maya Guseva si sono collegati su Zoom per spiegare il loro progetto. Ancora in una fase iniziale, il team sta stabilendo i confini temporali in cui intende raccogliere i dati e restringendo le narrazioni da analizzare insieme al numero di ipotesi da testare. Nessuno dei membri della squadra è in Russia, come spiega Romanov. «Tutti i miei amici giornalisti hanno dovuto lasciare il paese per trasferirsi in Georgia o negli stati vicini. Non credo che tornerò in Russia, almeno nei prossimi anni. Penso che sia l’unica opportunità per me di fare quello che mi piace».
La dura realtà dell’informazione russa è vittima della pressione, della distorsione e dell’offuscamento delle notizie. La guerra informativa portata avanti dal Cremlino attraverso la propaganda ha contribuito a scatenare la guerra dei missili e delle uccisioni in corso in Ucraina. Proprio come il vaccino protegge i nostri polmoni dall’infezione del Covid-19, lo sviluppo del pensiero critico ci permette di resistere alla manipolazione delle informazioni.
Il principale argomento di interesse del progetto, pubblicato da Media Features come parte dell’ecosistema Science Technology and Arts (abbreviato STARTS), è l’analisi delle narrazioni e dei costrutti coltivati dai media russi controllati dallo stato. Lo scopo è comunicare questo tema per mostrare la potenza della propaganda e gli strumenti utilizzati sino ad ora per distorcere il campo dell’informazione. «Tutto ciò è particolarmente vero quando si tratta di informazioni pubblicate in lingua russa, ma intendiamo analizzare questa quantità di dati per comunicarli anche in lingua inglese ad un pubblico più ampio».
Inizialmente, il progetto è stato pensato e sviluppato prima del 24 febbraio, basandosi principalmente sull’analisi di concetti «devastanti», come la retorica di guerra e l’uso di cliché di propaganda nelle pubblicazioni russe. «Non ci aspettavamo che il tema che stiamo affrontando diventasse così attuale e rilevante. Perciò abbiamo deciso di spostare l’arco temporale della nostra ricerca a “prima” e “durante” la guerra, per vedere come queste testate giornalistiche hanno reagito e come sono state veicolate dallo stato per bombardare la popolazione con narrazioni distorte dei fatti».
Combinando l’uso di metodi quantitativi e qualitativi, il team elaborerà nuovi criteri di classificazione per la scomposizione delle narrazioni e delle unità di analisi che si collegano a specifiche azioni militari, come la denazificazione e demilitarizzazione dell’Ucraina o la cosiddetta protezione della popolazione di lingua russa come pretesti per iniziare “l’operazione speciale”, o ancora la presunta connessione tra Stati Uniti e Ucraina. Inoltre, saranno adottate tecniche di elaborazione neuro-linguistica per analizzare i testi e tenerne in considerazione il contesto «perché a volte può essere ingannevole concentrarsi solo sulle le parole chiave».
Il formato principale in cui verrà pubblicata la ricerca sarà il sito web con visualizzazione interattiva dei dati e degli insight in termini di linea temporale. Dovrebbe essere possibile per il pubblico muoversi nel tempo e vedere gli eventi in corso e in che modo vengono descritti dalle diverse testate. «Per me, la forma più rilevante è l’installazione interattiva perché non rappresenta unicamente il risultato della nostra ricerca ma ci permette anche di mostrare al pubblico il procedimento che abbiamo seguito».
Diversi modelli guideranno la ricerca. In un primo momento il lavoro doveva basarsi sull’enorme data set dei cambiamenti nei corpi e nelle intestazioni delle notizie in modo da verificare se vi sia alcun tipo di connessione tra gli accadimenti fattuali e il modo in cui le notizie li descrivono. Lo scopo è rilevare eventuali mutamenti nei casi più significativi. «Ma poi abbiamo deciso che potrebbe essere solo una delle direzioni da verificare, in modo da poter lavorare seguendo diverse piste». Per esempio, un fenomeno interessante è il bombardamento continuo e diretto di pubblicazioni di notizie da parte dei media controllati dallo Stato. Un’attenta analisi rivela che questi ultimi arrivano molto vicini alla data dell’evento perché sono abituati a fare affidamento sulle notizie senza condurre operazioni di fact-checking. Monitorando la quantità di notizie che arriva esattamente nel momento dell’evento e nell’immediato successivo, è possibile concludere che i media indipendenti – «non così tanti in Russia» – arrivano dopo perché controllano le fonti e la veridicità delle notizie. Un altro degli scopi che guiderà la ricerca sarà verificare come cambiano i modelli e i titoli delle notizie: c’è una connessione significativa tra lo stato reale delle cose e come i media reagiscono ad esso e quindi come la realtà viene percepita? Da ultimo, verrà anche misurato il grado di censura dopo l’introduzione della nuova legislazione che contrasta coloro che parlano della guerra, rendendo la professione del giornalista molto rischiosa. «Quella della censura è stata una crescita molto graduale nei media russi, ma negli ultimi due mesi ha raggiunto un picco».
Articolo di Luisa Barone, studentessa del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università Luiss Guido Carli.