“Le campagne di disinformazione sono sempre più efficaci quando hanno presa emotiva e si collegano a paure e idee già esistenti, invece di crearne di nuove dal nulla”. Secondo Kevin Collier, digital reporter di NBC News, si spiega così il successo della cospirazione sulle armi batteriologiche statunitensi in Ucraina, che continua a circolare sui social network ed è stata rilanciata da alcuni canali di informazione mainstream, anche italiani.
Infatti, le fake news sui laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti, nei quali si starebbero sviluppando pericolosi patogeni o un nuovo coronavirus, sono in perfetta continuità con il complottismo sulla pandemia. Collier sostiene che la diffusione di queste idee abbia reso più semplice addossare la colpa di qualsiasi problema post pandemia, guerra in Ucraina compresa, a scienziati e laboratori di ricerca.
Se l’ipotesi della fuga del virus dopo un incidente in laboratorio non è stata ancora chiarita, è certo che quella degli armamenti biologici americani in Ucraina sia del tutto infondata. Questa notizia falsa è stata impugnata dalla propaganda russa per giustificare l’invasione dell’Ucraina e connotarla come operazione difensiva, volta a neutralizzare le pericolose armi non convenzionali presenti sul territorio. La ragione di ciò potrebbe essere il fallimento, almeno sul piano internazionale, della retorica sulla denazificazione portata avanti da Putin che non ha avuto il successo sperato dal presidente russo. Secondo la Casa Bianca, invece, queste accuse rivolte agli Stati Uniti sarebbero un pretesto della Russia per scatenare un attacco con armi chimiche in Ucraina.
Anche la Cina si è unita alle accuse del Cremlino: l’8 marzo, il ministro degli Esteri Wang Yi ha chiesto pubblicamente agli Stati Uniti di “fare chiarezza sulle sue attività biologico-militari interne e all’estero”. Nonostante gli sforzi di Russia e Cina per renderla virale, la fake news sui laboratori segreti non è nata a Oriente, ma proprio negli Stati Uniti, diffusa da gruppi di estremisti e influencer di QAnon.
Secondo Pyrra Technologies, società di cybersecurity e threat intelligence, il primo a parlare di biolab sarebbe stato un utente antivax, che il 14 febbraio ha pubblicato sul social di estrema destra Gab una mappa dell’Ucraina con le posizioni dei laboratori finanziati dal Dipartimento di Difesa statunitense. Il post, del tutto ignorato per dieci giorni, è diventato virale con lo scoppio della guerra: dal 24 febbraio, centinaia di contenuti su biolab e armi batteriologiche vengono pubblicati sui 15 principali social far-right. Anche sui siti pro-Trump, schierati contro Putin nei primi giorni dell’aggressione, i laboratori batteriologici vengono messi progressivamente al centro delle retoriche di disinformazione e utilizzati per addossare su Joe Biden la responsabilità della guerra. Su Twitter, la notizia viene diffusa dall’account QAnon @WarClandestine, oggi bannato.
Ancora una volta, i gruppi estremisti e cospirazionisti americani hanno inquinato il dibattito pubblico internazionale con la disinformazione, sfruttata dagli avversari dell’Occidente per destabilizzare le democrazie e diffondere la propria propaganda oltre i confini nazionali.
Articolo di Michelangelo Gennaro, assistente alla ricerca di IDMO.