Il blocco aereo nei cieli tedeschi per impedire l’invio di aiuti militari all’Ucraina. La Corea del Nord che interviene a sostegno del Cremlino. Bandiere russe issate su edifici governativi ucraini. Le avrete viste, ma niente di vero: è propaganda, strategia militare per disorientare o abbassare il morale nemico, o magari il gioco cinico del ragazzino della porta accanto con un buon computer.
Mentre il 24 febbraio i primi missili di Mosca colpivano gli obiettivi militari ucraini sancendo l’inizio della guerra, un’ondata di disinformazione si abbatteva sui siti di tutta Europa. I fact-checkers di EDMO, l’osservatorio europeo sulla disinformazione online, avevano rilevato una crescita di fake news legata al conflitto già nella prima metà di febbraio, ma lo scoppio della guerra è stato l’evento determinante che li ha spinti a pubblicare un archivio aggiornato delle principali notizie false legate al conflitto.
La maggior parte di queste sembrano funzionali a sostenere l’attività bellica russa. È il caso, tra gli altri, di un video pubblicato dall’account “Made in Russia” poi circolato su molte pagine Facebook, che mostra centinaia di paracadutisti russi atterrare indisturbati nella città ucraina di Kharkov, che invece è ancora sotto controllo ucraino (Fonte: New York Times), o quello di un video che mostra soldati ucraini uccisi in combattimento a pochi passi da Kiev, facendo presagire un’entrata imminente dei russi nella capitale. Una serie di foto mostrano invece diversi edifici amministrativi ucraini con la bandiera russa issata all’ingresso.
Queste immagini e questi video sono veri, ma a essere falso è il loro contesto. I paracadutisti russi erano parte di un’esercitazione in Ucraina del 2014, mentre il video della strage di soldati ucraini risale almeno al 2015 e si tratterebbe di un conflitto avvenuto nel Donbass tra esercito ucraino e paramilitari dell’auto proclamata Repubblica di Lugansk. Anche l’episodio delle bandiere russe è vecchio, risale al 2014 e mostra manifestanti filo-russi coinvolti in un’azione di protesta contro il governo di Kiev.
Altre fake news sono più fantasiose. Un tweet diventato virale in Portogallo mostra una foto di Vladimir Putin e il leader nord coreano Kim Jong-un e sostiene che quest’ultimo avrebbe annunciando l’invio di truppe in Ucraina a sostegno di Mosca.
In un gruppo Telegram viene diffusa l’immagine di un “nuovo” missile russo con un testo che recita: «Russia a livello missilistico è avanti anni luce (e gli yankee lo sanno bene). Nuovo missile ipersonico russo Avangard instoppabile cambia direzione a 18mila km/h, porta 15 ogive nucleari che si aprono a grappolo, impossibile da fermare, tempo di dire una preghiera e dal Texas e Miami non esiste più nulla».
In realtà, il coinvolgimento della Corea del Nord nel conflitto non è stato confermato da nessuna dichiarazione né fonte diplomatica, mentre la foto mostra in realtà un missile UR-100N, un’arma entrata nell’armamentario sovietico negli anni Settanta.
Altri articoli sostengono che l’Occidente sia diviso e che abbia atteggiamenti aggressivi nei confronti della Russia. Una serie di post pubblicati su Facebook in polacco affermano che la Germania avrebbe bloccato il passaggio di aerei britannici con equipaggiamento militare per l’Ucraina. Altre due fake news sostengono che il presidente americano Joe Biden avrebbe deciso di invadere la Russia e che il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis avrebbe chiesto al suo governo di iniziare manovre militari contro la Russia. La prima notizia falsa è apparsa su TikTok dove il video in cui appare Biden vengono messi sottotitoli falsi, mentre la seconda proviene da un sito lituano (qui il debunk).
A essere protagonisti della disinformazione sulla guerra in Ucraina non sono solo siti specializzati e contenuti virali sui social network. Buona parte delle notizie false proviene anche da istituti governativi, come nel caso del ministero della Difesa russo che, rilanciato dalla testata RT, ha affermato che i militari guidati da Mosca non starebbero attaccando le città ucraine e che nessun civile sarebbe stato messo in pericolo. Diversi rapporti, testimonianze, video, oltre al lavoro di agenzie come AFP o Al Jazeera provano il contrario.
Articolo di Francesco Di Blasi, studente del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università Luiss Guido Carli.