Non bastano quindici minuti di fama per raggiungere il successo. A dimostrarlo oggi ci sono anche i dati: l’ultimo studio del Luiss Data Lab, il centro di ricerca interno al campus dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
A chi, come un leader politico che punta a raggiungere consensi o un partito che si pone l’obiettivo di vincere le elezioni, cerca di costruirsi un solido sostegno tra gli elettori, una popolarità strutturata e stabile nel tempo, servono a poco i picchi ei cali dell’attenzione temporanei dovuti agli eventi inaspettati che caratterizzano ogni campagna elettorale. Come la partecipazione a una trasmissione tv molto seguita, o la pubblicazione di un libro che crea scalpore, oppure l’essere protagonista di una discussione che diventa virale sui social, per fare alcuni esempi. Perché, si deduce dal modello elaborato dallo studio “Fluctuations and extreme events in the public attention on Italian legislative elections”, l’attenzione che le persone dedicano al candidato politico, trascorsa qualche ora dall’evento che ha portato al picco di popolarità, tenderà a tornare al suo stato standard, quello in cui era prima dell’avvenimento che ha fatto crescere o decrescere la notorietà del soggetto al centro dell’analisi. Molto più utile, quindi, per un politico che aspira a raggiungere una posizione di leadership, strutturare un percorso di crescita organica e costante nel tempo.
Secondo lo studio di Luiss Data Lab e Ca’ Foscari, pubblicato dalla rivista scientifica Nature, infatti, partendo dall’assunto che la quota di attenzione dei social media rivolta ai candidati politici si è già dimostrata essere un buon predittore dei risultati elettorali in diversi studi, è stato elaborato un modello sulla base del quale è possibile riuscire a spiegare l’attenzione del pubblico per i principali leader politici, ipotizzare le caratteristiche che avrà in futuro, e in grado di calcolare anche le conseguenze di eventi estremi, inaspettati che influenzano la loro popolarità. Questo modello si chiama “mean-reverting diffusion process on a logarithmic scale” e prova, appunto, che nonostante i picchi o i cali di popolarità che possono caratterizzare la campagna elettorale, l’attenzione che il pubblico dedica al candidato tornerà, passati i momenti clou, allo stesso livello in cui era prima dell’evento che ne ha determinato la crescita o la decrescita. «Il modello spiega anche come funzionano le fluttuazioni (cioè la crescita o decrescita di popolarità in base agli eventi casuali ndr): su scala logaritmica. Nel senso che la portata delle fluttuazioni numeriche di ogni candidato è proporzionale allo stato tipico (alla sua popolarità di partenza ndr). Se la mia attenzione tipica, base, è 10, la mia popolarità crescerà in maniera proporzionale, e questa sarà diversa da quella di chi, ad esempio, allo stato di partenza ha 5», chiarisce Lorenzo Federico, ricercatore, autore insieme a Andrea Auconi, Guido Caldarelli e Gianni Riotta dello studio.
«Esiste uno stato standard, tipico, in cui ogni partito o leader politico ha una certa proporzione dell’attenzione globale. Che ti dice quanto è rilevante quella figura nella campagna elettorale. Se dopo un qualsiasi evento estremo, casuale, la popolarità di quella figura aumenta, non si crea una nuova situazione di normalità influenzata dal picco di popolarità. In quanto la nostra analisi dimostra che l’attenzione del pubblico tende a tornare al suo stato standard. Indipendentemente dal fatto che si parli bene o male del partito o del politico, purché se ne parli», spiega ancora il ricercatore che sottolinea come questo non significhi che picchi o cali di attenzione non possano essere utili per spostare voti. Bensì che per costruire una solida e duratura popolarità serve una costruzione costante nel tempo molto più di un evento temporaneo.
«Quello che abbiamo fatto è stato trovare una legge statistica che può provare a descrivere come si struttura l’attenzione del pubblico anche sul breve termine», aggiunge Guido Caldarelli, professore di Fisica teorica delle interazioni fondamentali, modelli, metodi matematici e applicazioni all’università Ca’ Foscari di Venezia: «Abbiamo elaborato una rappresentazione della società come se fosse un sistema di particelle, termodinamico. L’idea è di dire che la società è fatta da tante persone, di queste persone ognuna ha una sua individualità e comportamenti peculiari. Però, se aggreghiamo le informazioni singole allora si possono calcolare dei trend. Come nei fluidi o nei gas. Si può passare dal microscopico al macroscopico con una legge. E con macroscopico si intende la società».
Per riuscire a ottenere questi risultati i ricercatori del Luiss Data Lab e dell’Università Ca’ Foscari si sono basati sui dati di X (ex twitter) estratti durante le settimane precedenti alle elezioni legislative del 2013 e del 2022 che ci sono state in Italia. «Se, quando ci saranno le prossime elezioni, guardiamo X applicando il modello elaborato potremmo farci un’idea su chi saranno i favoriti. I sondaggi sono spesso fatti su campioni piccoli mentre X ha molti utenti, ecco perché è importante estrapolare informazioni dal flusso di dati e analizzarli, anche se va ricordato che il campione non è rappresentativo della popolazione. Dall’altro lato, però, fatta eccezione per gli account fake, le persone su X sono portate a dire la verità, a combattere per le proprie idee», conclude Caldarelli.
Ecco perché, come si capisce dalle parole del professore, l’analisi degli eventi estremi, cioè dei momenti in cui l’attenzione nei confronti di un account su X subisce picchi significativi, può fornire indicazioni precise sulle dinamiche politiche in corso nella società, sul peso che le notizie hanno sul dibattito pubblico e sul modo in cui sono in grado di influenzarlo. In quanto gli eventi estremi sono solitamente collegati agli eventi critici che caratterizzano le campagne elettorali.