I pericoli dell’Intelligenza Artificiale e l’importanza della prevenzione nella lotta alle fake news. Sono i temi della terza stagione della serie Pillole contro la disinformazione, dieci filmati da un minuto pensati per contrastare falsi, bufale e teorie del complotto, sul web e non solo. Dal 30 agosto le nuove pillole arrivano in box-set su RaiPlay e a partire da settembre, nel palinsesto di tutti i canali Rai. Prodotti dalla Direzione Contenuti Digitali Transmediali in collaborazione con l’Ufficio Studi e la Direzione Comunicazione, i video fanno parte di una campagna di comunicazione che ha già raggiunto, nei mesi scorsi, milioni di utenti e telespettatori: 272 milioni di contatti raggiunti con la prima stagione per un totale di 2600 passaggi tv e 280 milioni di contatti con la seconda stagione per un totale di 2260 passaggi televisivi.
“Pillole contro la disinformazione” è una produzione digital first – afferma Maurizio Imbriale, Direttore della Direzione di Genere Contenuti Digitali e Transmediali – ed è un esempio del grande potenziale dei contenuti transmediali che sono concepiti per essere pubblicati prima su RaiPlay, e poi sui canali generalisti e tematici di Rai. Il contrasto alla disinformazione e alle fake news è uno dei pilastri del Contratto di Servizio e la transmedialità è una delle chiavi di contrasto che consente di raggiungere efficacemente una platea ampia e diversificata.”
In primo piano, tra i nuovi titoli, quelli che lanciano l’allarme per la possibile diffusione di falsi attraverso l’Intelligenza Artificiale generativa con applicazioni in grado di creare immagini incredibilmente realistiche ma false (Perfetti conosciuti) e di scrivere testi “come” e “meglio” degli umani ma non per questo sempre attendibili (Sparaballe). Spazio, poi, ai più subdoli casi di contraffazione e manipolazione dei contenuti digitali, come la clonazione dei siti di alcune autorevoli testate europee scoperta nei mesi scorsi (L’attacco dei cloni), o l’uso delle icone per la comunicazione in codice tra gruppi di razzisti e complottisti sui social (Emoji).
La serie riserva attenzione anche ai meccanismi inconsci che ingannano molti utenti della Rete, come il pregiudizio di conferma (Non è vero ma ci credo) o l’illusione di riconoscere forme note e connessioni segrete in un’immagine (Vederci chiaro). Non mancano, poi, i racconti dedicati ad un filone globale della disinformazione, quello sulle energie rinnovabili (Chiacchiere al vento), e a un modello da imitare, la Finlandia, con la sua precoce strategia di alfabetizzazione digitale nelle scuole (Cominciare da piccoli). Tra i consigli utili, infine, un filmato che spiega come risalire ai metadati di un file pubblicato online (Viaggi nel tempo) e quello che si apre con un omaggio a Piero Angela, maestro nello smascheramento delle affermazioni pseudoscientifiche, e prosegue suggerendo di passare ad un approccio preventivo per proteggersi meglio dalla disinformazione (Pre-bunking).
L’iniziativa rientra nel percorso di inclusione digitale avviato da tempo dal servizio pubblico e si inserisce nella attività di media literacy in cui la Rai si è impegnata aderendo all’Italian Digital Media Observatory (IDMO), un consorzio cofinanziato dalla Commissione Europea, coordinato dall’Università Luiss Guido Carli, e che vede la partecipazione di Tim, Gruppo Gedi, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, NewsGuard, Pagella Politica.