Nei giorni passati, le autorità russe hanno accusato il governo ucraino di voler fabbricare una “bomba sporca nucleare”. Esponenti del Cremlino e dello Stato Maggiore, tra cui il ministro degli esteri Lavrov e il presidente Vladimir Putin, hanno parlato di presunte prove dei piani di Kiev per l’uso di un ordigno rudimentale, costruito combinando esplosivo e materiale radioattivo prelevato da Chernobyl. Secondo la propaganda di Mosca, la bomba servirebbe a condurre un’operazione sotto falsa bandiera in Ucraina, per poi incolpare la Russia e inasprire le tensioni con gli Stati Uniti. La notizia è stata riportata dalle testate internazionali, suscitando grande clamore. Gli analisti occidentali non la ritengono però attendibile, mentre il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha definito le accuse assurde e pretestuose.
Innanzitutto le «informazioni allarmanti provenienti da fonti attendibili» – così le ha chiamate Maria Zakharova, portavoce di Lavrov – non sono mai state esibite. Un tentativo di provare l’esistenza della bomba è arrivato dall’account Twitter del Ministero degli Affari Esteri russo, che ha pubblicato un’infografica con foto di impianti nucleari e scorie radioattive. Tuttavia, il tweet presenta documentazione decontestualizzata e manipolata per diffondere allarmismo. Le foto che dovrebbero mostrare lo stadio avanzato dei lavori sull’ordigno, in realtà non sono state scattate in Ucraina. Alcune raffigurano la centrale nucleare di Beloyarsk e l’impianto di Novosibirsk, entrambi in Russia, mentre l’immagine dei rifiuti tossici risale al 2010 e proviene da un sito web sloveno.
L’assenza di prove è ancora più sospetta se si pensa che, sin dall’inizio del conflitto, il Cremlino ha tacciato più volte Kiev di volersi dotare di armi atomiche. La disinformazione su una minaccia nucleare ucraina risale almeno a febbraio, quando la propaganda cercava di costruire un casus belli per giustificare l’invasione. Già allora, sui canali social filorussi, si leggeva della presunta volontà del presidente Zelensky di abbandonare il Memorandum di Budapest, che nel 1994 aveva sancito l’adesione ucraina al Trattato di non proliferazione nucleare. Secondo i putiniani, Kiev costituiva un pericolo per la sicurezza nazionale della Federazione, al quale il Cremlino aveva dovuto rispondere militarmente.
L’obiettivo di questa retorica era – ed è tuttora – mascherare la guerra di conquista contro l’Ucraina con un’operazione difensiva, o quantomeno mettere sullo stesso piano aggressori e aggrediti. Tuttavia le cose sono andate diversamente. Mentre il Cremlino stava ammassando truppe sul confine occidentale, Zelensky cercò di convocare un summit dei firmatari del Memorandum, il quale prevede, tra le altre cose, l’impegno di Russia, Usa e Uk ad «astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dell’Ucraina». Per questa ragione, il presidente ucraino dichiarò che, se non fosse stata garantita la sicurezza del Paese, avrebbe ritenuto il documento non valido.
Dopo lo scoppio della guerra, una serie di campagne di disinformazione avevano dipinto l’Ucraina come uno stato pericoloso, guerrafondaio e nazista. Nuove narrazioni di stampo complottista erano proliferate sui social, con il solito obiettivo di giustificare l’invasione. Tra queste, una in particolare riscosse notevole visibilità: il complotto sui biolabs, centri di ricerca sulle armi batteriologiche che, stando alla propaganda russa, sarebbero finanziati dagli Stati Uniti sul suolo ucraino.
Si tratta di una fake news molto nota. Ciò che è meno noto è che, spesso, essa veniva presentata con una seconda teoria. In un articolo del 7 marzo di un sito di disinformazione italiano, si legge: «Ucraina. Trovate le prove dei biolabs, si vocifera di bomba atomica “sporca”. A Chernobyl». Non è un caso isolato. Risalendo i canali Telegram pro-Putin si trovano altre allusioni alla presunta “bomba sporca”. In un post del 20 febbraio, un utente attribuisce la notizia a Sputnik, media governativo russo bandito in Europa.
Stando a questa ricostruzione, l’unica differenza tra biolabs e dirty bomb potrebbe essere il successo. Poiché le insinuazioni sul pericolo nucleare rappresentato da Kiev non avevano creato sufficiente clamore, sembrerebbe che Mosca le stia riciclando a distanza di mesi. Allora si parlava di un possibile attacco sul territorio russo, mentre oggi di false flag sul territorio ucraino. Ma di prove, ancora nessuna traccia.
Articolo di Michelangelo Gennaro, Research Assistant Luiss Data Lab.