In un video pubblicato su Twitter, si vede un soldato ucraino che medica una signora ferita alla testa. Mentre il militare le sistema le bende, la donna si scatta una foto per mandarla alla sorella, che si trova in Russia. Al suo fianco, un uomo con la fronte fasciata si guarda la mano ricoperta di sangue. Le immagini testimoniano il dolore dei residenti di Kiev colpiti dai bombardamenti russi, ma vengono condivise dai sostenitori di Putin. Come mai?
Il motivo è che il video viene presentato come fake, nonostante sia autentico. «CIAK SI GIRA!», il commento di un utente filorusso, che poi aggiunge: «hanno filmato un falso rapporto per la CNN sui civili colpiti dai bombardamenti». Secondo questa narrazione, il video proverebbe che i reportage occidentali sono montature per diffamare Mosca. La donna starebbe bene, mentre il soldato sarebbe impegnato a truccarla per simulare le ferite.
Questo è solo un esempio di una campagna di disinformazione divampata negli ultimi giorni. Dopo oltre una settimana di esplosioni nelle maggiori città ucraine, sul web si sono moltiplicate le teorie del complotto. Attraverso una serie di video decontestualizzati, la propaganda filorussa ha negato che gli attacchi abbiano coinvolto civili inermi, come documentato dei media occidentali.
In un altro filmato, un gruppo di persone corre verso un operatore che li riprende con una telecamera. Un fonico insegue l’operatore impugnando un microfono, mentre il resto della troupe televisiva osserva la scena. Sullo sfondo una nuvola di fumo si solleva da un’auto in fiamme. Un account Twitter ha pubblicato il contenuto con questa didascalia: «Come vengono filmati i falsi sui bombardamenti di civili ucraini». Scorrendo i commenti, si legge ancora: «Ciak, si gira». Il video era già circolato ad agosto, sempre per negare crimini e stragi commessi dai russi. Già allora i fact checker avevano smascherato la retorica soggiacente, mostrando come le immagini venissero strumentalizzate a supporto di tesi infondate. Risalendo ai primi post che contenevano il video, torna la formula ricorrente: «Ciak si gira…». Passati pochi mesi, i disinfluencer hanno condiviso lo stesso contenuto, accompagnato dalla stessa retorica. Tanto Internet ha la memoria corta.
Di esempi simili se ne trovano in abbondanza. Come il post pubblicato su TikTok dall’attore ucraino Petr Sherekin, in arte Piter Smog, in cui l’uomo inscena la disperazione di un soldato che grida e si strappa i capelli. Nel video si vede anche la telecamera che riprende Sherekin, intento a recitare indossando una divisa mimetica con la bandiera ucraina.
Il TikTok ha ricevuto oltre 2.4 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma, in soli tre giorni. Lo si ritrova anche su Twitter, privato del contesto e inserito in una nuova cornice narrativa. «Avete presente la scena rilanciata anche dai rotoli di stampaigienica italioti del soldato ucraino che si dispera per la scoperta di alcuni cadaveri? È UN FAKE!!», sentenzia una disinfluencer. Post del genere si possono chiamare “fake fact checking”, perché simulano il lavoro di debunking svolto dai giornalisti. In questo caso, si fornisce la prova che una notizia sia falsa, senza che la notizia esista. Nessun giornale italiano, infatti, ha pubblicato il video di Sherekin fingendo che fosse reale.
Se uniamo i punti, emerge la trama del complotto. Dietro ogni testimonianza del conflitto in Ucraina, si nasconde un’oscura regia. La guerra, almeno per come viene mostrata al pubblico occidentale, non è altro che un’enorme produzione cinematografica. L’obiettivo dei media atlantisti sarebbe inventare massacri di civili per infangare il nome di Putin. Una storia già sentita dopo la strage di Bucha, quando i social vennero inondati da video di cadaveri che (non) si muovono. Dall’inizio dell’invasione girano presunti filmati “dietro le quinte”, in cui compaiono manichini, figuranti che si sistemano sacchi neri sul corpo, morti che fumano sigarette. Ciak, si gira.
Articolo di Michelangelo Gennaro, Assistant Researcher Luiss Data Lab.