Mercoledì 21 settembre Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione parziale della Russia, aprendo una nuova fase del conflitto. Nel suo discorso, il presidente russo ha rimarcato che lo scopo dell’invasione, a cui si riferisce ancora con la formula “operazione militare speciale”, sia “combattere i nazisti e liberare il Donbass”. Oltre a ripetere la narrazione della sua propaganda, lo zar ha scelto ancora una volta di mostrare i muscoli, conoscendo le conseguenze che una sconfitta avrebbe sul suo consenso personale. Infatti, parlando dei referendum che si stanno svolgendo nelle repubbliche separatiste per l’annessione alla Russia, Putin ha detto che difenderà “i suoi popoli” con ogni arma a sua disposizione, inclusa l’atomica.
Questo passaggio è stato ripreso dai canali social filorussi, che hanno accusato i soli leader occidentali di aver trascinato l’Europa in un conflitto nucleare contro la Russia. Spesso questa retorica si è trasformata in un’indicazione al voto, come a dire “scegliete bene o sarà l’apocalisse”. Insomma, la propaganda ha scelto di giocare tutto sulla paura.
Paura della forza russa, rimarcata con fatica dopo le sconfitte sul campo. Per farlo, non solo la minaccia nucleare, ma anche tentativi di infrangere l’immagine di audacia dell’esercito ucraino, che sta guadagnando fiducia nell’opinione pubblica internazionale dopo il successo delle controffensive a Kharkiv e in Donbass.
Non sembra casuale un fotomontaggio divenuto virale sui social nei giorni passati. L’immagine mostra Zelensky truccato durante il gay pride di New York, con indosso una parrucca. La foto, scrivono i disinfluencer che l’hanno pubblicata, sarebbe del 1999. Secondo una retorica omofoba, la presunta omosessualità del premier Zelensky basta dunque a dimostrare la debolezza militare dell’Ucraina. Peccato che la foto sia un falso, quello che in gergo si chiama cheap fake, ovvero un’immagine alterata tramite tecniche elementari di editing.
Ma anche paura della Nato, così impegnata a perseguire i suoi interessi da gettare il mondo in un conflitto nucleare. Qui il messaggio di fondo è ancora più chiaro: a loro non interessa niente di voi, agli Stati Uniti non importa se verrete spazzati via dalle bombe o avvelenati dalle radiazioni. Gli sforzi diffamatori contro l’Alleanza Atlantica sono tali che, dopo l’alluvione che ha sconvolto le Marche dello scorso 15 settembre, i canali di disinformazione hanno elaborato un complotto proprio per incolpare la Nato del disastro climatico. Si è tornati a parlare di “scie chimiche”, quando alcuni account su Twitter e Facebook hanno accusato un aereo tedesco, rintracciato tramite l’app Flightradar, di aver volato in cerchio sulle Marche prima dell’alluvione.
“Nessuna correlazione con il cloud seeding?”: la domanda è rivolta al pubblico dalla redazione di Byoblu, testata online e snodo della disinformazione italiana. Secondo una teoria complottista che si credeva obsoleta, tornata però in auge a settembre, la “manipolazione artificiale del clima” mira a cambiare la quantità e il tipo di precipitazione attraverso la “dispersione nelle nubi di sostanze chimiche”.
Intanto su Twitter alcuni utenti si sono messi a soffiare sul fuoco del benaltrismo, nel tentativo di intercettare la rabbia degli italiani di fronte alle vittime delle Marche. Non è passato inosservato lo stanziamento di 5 milioni del governo dimissionario di Draghi, che rappresentano il primo contributo per aiutare la regione in emergenza. I fondi sono stati annunciati il 16 settembre, lo stesso giorno in cui l’agenzia Adnkronos ha pubblicato una bozza del nuovo dl Aiuti, in cui si parla di 700 milioni diretti in Ucraina. La propaganda filorussa non si è fatta attendere: al grido di “prima gli italiani”, molti account hanno chiesto di bloccare l’invio di denaro all’Ucraina. Anche in questo caso, con le elezioni politiche dietro l’angolo, l’appello si è trasformato in un’indicazione al voto.
Report di Michelangelo Gennaro, Assistant Researcher Luiss Data Lab