Dal 3 marzo 2022, NewsGuard ha lanciato un Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina per tenere traccia dei siti che, secondo la sua analisi, hanno pubblicato informazioni false sull’invasione russa e per monitorare le affermazioni false che questi siti stanno diffondendo. A marzo, il Centro di monitoraggio comprendeva 116 siti che stavano pubblicando disinformazione sulla guerra. Da allora, il numero di questi siti è più che raddoppiato, arrivando oggi a 250. Soltanto negli ultimi quattro mesi, gli analisti di NewsGuard hanno identificato altri 78 siti che diffondono disinformazione sulla guerra tra Russia e Ucraina e 32 nuove bufale sull’argomento.
Alcuni dei siti identificati da NewsGuard provengono da una ricerca condotta nel luglio 2022 dall’Institute for Strategic Dialogue. Questa analisi ha rilevato che i contenuti di Russia Today (RT), nonostante fossero stati bloccati dall’Unione europea nel marzo 2022, continuano ad apparire su molti altri siti, tra cui siti identici alla versione ufficiale di RT ma con leggere variazioni nel nome del dominio, siti con un URL diverso o che, semplicemente, ripubblicano integralmente articoli di RT.
Il Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina, accessibile a questo link, continuerà a individuare, verificare e sfatare le principali bufale relative alla guerra diffuse dal Cremlino. NewsGuard aggiornerà l’elenco man mano che nuove bufale emergeranno e seguendo l’evoluzione delle narrazioni false già diffuse.
Disinformazione sull’Ucraina: 250 siti di propaganda, in continuo aumento
Ciascuno dei 250 siti inclusi nel Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina ha diffuso almeno una delle 54 bufale individuate da NewsGuard. Già prima dell’invasione russa, NewsGuard aveva assegnato alla stragrande maggioranza di questi siti una valutazione rossa, considerandoli generalmente inaffidabili. Questo numero è decisamente superiore ai pochi siti che sono stati sanzionati da piattaforme digitali come Google, Facebook, Twitter e TikTok all’inizio dell’invasione. Tutti questi siti hanno pubblicato informazioni false diffuse anche dal Cremlino.
Le piattaforme digitali hanno annunciato l’adozione di misure temporanee in alcuni Paesi contro noti organi di propaganda russa tra cui RT e Sputnik News, dopo che la Commissione europea ha vietato la distribuzione o il sostegno pubblicitario a favore di questi siti di propaganda finanziati e gestiti dal Cremlino. Tuttavia, le centinaia di altri siti individuati da NewsGuard continuano a diffondere online bufale sulla guerra. Da parte loro, le piattaforme continuano a non identificare questi siti come diffusori di disinformazione e a non fornire ai propri utenti l’accesso a valutazioni indipendenti, che rendano i lettori consapevoli di chi sta fornendo loro le notizie.
Gli analisti di NewsGuard hanno rilevato che molti di questi 250 siti di disinformazione non rivelano l’identità dei loro proprietari o di chi li controlla. Alcuni si presentano come siti di think tank o di altri tipi di organizzazioni non profit indipendenti, ma tale natura “indipendente” non è supportata da prove.
Un esempio di un sito non molto noto che promuove le bufale diffuse dalla Russia sull’Ucraina è TheRussophile.org, che NewsGuard ha valutato come generalmente inaffidabile per aver pubblicato regolarmente informazione false a sostegno della propaganda russa e per non rivelare informazioni su chi lo controlla. Il sito si descrive come “un aggregatore di notizie sulla Russia da fonti alternative” e in effetti ripubblica le principali bufale della propaganda di Mosca. Ad esempio, TheRussophile.org ha diffuso la falsa affermazione secondo cui gli Stati Uniti gestiscono alcuni laboratori per lo sviluppo di armi biologiche in Ucraina e la teoria secondo cui le truppe russe non sono davvero responsabili del massacro di civili a Bucha a marzo e dell’attacco alla stazione ferroviaria di Kramatorsk nell’Ucraina orientale.
71 dei siti che, secondo l’analisi di NewsGuard, promuovono la disinformazione russa continuano a generare introiti dalla pubblicità programmatica, pubblicata per conto di marchi importanti senza che questi ultimi ne siano consapevoli o abbiano l’intenzione di finanziare la disinformazione russa. Molti di questi annunci programmatici sono diffusi da software forniti da Google, che gestisce la più grande piattaforma per la pubblicazione degli annunci pubblicitari dei più famosi marchi al mondo.
Questa pratica, che attraverso la pubblicità finanzia e supporta siti di disinformazione russa, continua ad avvenire in violazione del Codice di buone pratiche contro la disinformazione della Commissione europea, che è stato rivisto e aggiornato lo scorso giugno. Il documento invita gli inserzionisti e le società di tecnologia pubblicitaria a rimuovere le pubblicità da siti come quelli che NewsGuard ha identificato come diffusori ostinati di disinformazione russa.
“Se da una parte la copertura mediatica della guerra a livello internazionale è diminuita in modo significativo nelle ultime settimane, la Russia continua però la sua incessante campagna di disinformazione. Oltre alle informazioni false che mirano a giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, NewsGuard ha identificato varie bufale che hanno l’obiettivo di screditare alleati dell’Ucraina come la Polonia e le organizzazioni internazionali che lavorano nel Paese, anche provando a dipingere i rifugiati ucraini come criminali”, ha affermato Steven Brill, co-CEO di NewsGuard. “Il governo di Putin fa affidamento su un mix di testate giornalistiche controllate dal Cremlino, di siti e account anonimi e di altri metodi per diffondere bufale progettate per promuovere gli interessi della Russia e minare i suoi avversari. Continueremo a tenere traccia delle principali bufale man mano che vengono diffuse e a identificare e valutare i siti che pubblicano le falsità promosse dalla propaganda russa”.
“I contenuti di RT continuano a raggiungere i lettori attraverso più di 100 siti, nonostante gli sforzi dell’Unione europea di bloccare il sito di disinformazione gestito dal Cremlino”, ha affermato Gordon Crovitz, co-CEO di NewsGuard. “Il governo di Putin ha sfruttato appieno il fallimento delle principali piattaforme digitali della Silicon Valley nell’assumersi la responsabilità delle fonti di notizie che ospitano e promuovono. Oltre al fatto che tutto ciò può ingannare i lettori, gli inserzionisti sono comprensibilmente scioccati nell’apprendere che Google e altri fornitori di tecnologia pubblicitaria pubblicano i loro annunci su siti che supportano e diffondono la disinformazione di Putin, mettendo in pericolo la sicurezza del loro marchio e sovvenzionando gli sforzi di propaganda della Russia”.
La missione di NewsGuard è contrastare la disinformazione per conto di lettori, marchi e democrazie. Microsoft con il suo browser Edge e il motore di ricerca Neeva mettono a disposizione degli utenti le valutazioni di NewsGuard e le sue schede informative, permettendo loro di comprendere la natura delle fonti delle notizie che incontrano sulle piattaforme digitali. Un numero crescente di inserzionisti, agenzie e società di tecnologia pubblicitaria ora utilizza gli strumenti di sicurezza del marchio di NewsGuard, per assicurarsi che la pubblicità programmatica non continui a supportare siti di disinformazione come quelli che pubblicano le bufale diffuse dalla Russia per giustificare la sua guerra contro l’Ucraina. NewsGuard fornisce il suo catalogo delle bufale principali riguardanti diverse tematiche al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, al Cyber Command del Pentagono e ad altri enti del governo e della difesa. Nel 2020, il Global Engagement Center del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, citando i report e i dati di NewsGuard, ha delineato le componenti chiave di questi sforzi nel suo rapporto intitolato “Pillars of Russia’s Disinformation and Propaganda Ecosystem”.
Ricercatori, piattaforme, inserzionisti, agenzie governative e altre istituzioni interessate ad accedere all’elenco completo dei domini che supportano la disinformazione del governo di Putin possono contattarci qui: Richiedi l’elenco dei domini.