Sui canali social di disinformazione la propaganda filorussa ha perso la centralità dei primi mesi del conflitto, entrando nell’ordinaria rotazione di argomenti che caratterizza questi media. Tuttavia, rimane costante la produzione di nuove narrative e la diffusione della retorica di Mosca su quei canali di disinformazione che si occupano esclusivamente di guerra in Ucraina. Tra questi, RangeloniNews è uno dei più seguiti su Telegram dall’inizio del conflitto, grazie alle interviste realizzate dal reporter Vittorio Rangeloni ai cittadini del Donbass favorevoli all’invasione russa. Lunedì 4 luglio, Rangeloni ha pubblicato una foto del fumo nero che si è alzato su Donetsk dopo un colpo di artiglieria ucraina, ricevendo oltre 132.000 visualizzazioni. Nella descrizione, il reporter ha sottolineato che le armi impiegate per i bombardamenti ucraini sulla città siano state prevalentemente quelle inviate dai paesi NATO, riportando poi di alcuni civili morti durante l’attacco.
Nonostante le parole di Rangeloni non contengano fatti di comprovata falsità, la sua narrazione della guerra civile che si sta combattendo nell’est dell’Ucraina risulta fuorviante: infatti, l’esercito ucraino viene dipinto come una forza di invasione sostenuta dalla NATO che sta cercando di annettere le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Un completo ribaltamento di prospettiva del tutto affine alla retorica del Cremlino.
Il giorno successivo, le immagini di una bambina di 10 anni rimasta uccisa durante i bombardamenti su Donetsk sono diventate virali su Telegram. Lo stesso Rangeloni ha pubblicato la foto del corpo esanime riverso nel sangue, nascosto da una copertina gialla. La tragica morte è stata immediatamente strumentalizzata dalla propaganda russa, ripresa dai canali di disinformazione italiana. Il 6 luglio, nella piazza di Mosca intitolata alla Repubblica di Donetsk, di fronte all’ambasciata statunitense, è comparso un piccolo memoriale dedicato alla bambina. In questo modo, il viso della bimba è diventato un nuovo simbolo della spietata violenza degli Stati Uniti e del governo ucraino, secondo una retorica che ancora una volta elimina ogni responsabilità della Russia, paese aggressore, dalla narrazione sul conflitto.
Anche le parole dell’ex generale Fabio Mini, noto per le sue teorie sulle scie chimiche, sono affini a questa visione manipolata dei fatti. In un’intervista rilasciata il 4 luglio alla testata di disinformazione L’AntiDiplomatico, dopo essere stato interrogato su quanto, secondo lui, sarebbe durato il conflitto in Ucraina, Mini ha pronosticato una svolta entro un anno, quando la NATO dovrà decidere se intervenire direttamente scatenando “una guerra nucleare in tutta Europa”. “Si potrà verificare quanto sincero e totale è l’impegno occidentale a combattere fino all’ultimo ucraino e poi combattere con i nostri soldati”, ha aggiunto l’ex generale. Le dichiarazioni anti-atlantiste di Mini, che ancora una volta minimizzano il ruolo della Russia nello scoppio e nel perdurare della guerra, risultano particolarmente efficaci sul pubblico proprio perché pronunciate da un ex ufficiale dell’esercito italiano, peraltro comandante della missione KFOR della NATO in Kosovo dal 2002 al 2003.
Nell’intervista, l’ex generale ha anche riportato una serie di motivi propagandistici russi presentati come verità assodate, che non necessitano di verifiche: ad esempio, Mini ha dichiarato che l’annessione limitata alla regione del Donbass fosse “senz’altro il progetto iniziale” dell’invasione russa. L’intervista all’ex generale, che ha ricevuto oltre 55.000 visualizzazioni sul canale Telegram de L’AntiDiplomatico, è diventata virale anche perché prosegue le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Mini alla testata lo scorso 10 marzo. Allora, egli aveva apostrofato l’Italia sottolineando la necessità di “negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione”, auspicando un allontanamento dell’Europa dalla NATO e dagli interessi statunitensi. Dichiarazioni scottanti per un generale delle Forze Armate, che erano valse oltre 100.000 visualizzazioni sul sito web della testata.
Report di Michelangelo Gennaro, Assistant Researcher Luiss Data Lab.