«Non solo la guerra per i territori, ma anche per i principi a cui teniamo. Quelli della libertà e della verità». Vice ministra degli Esteri dell’Ucraina ed ex giornalista, Emine Dzhaparova ha incontrato i praticanti del Master in giornalismo dell’Università Luiss e tenuto una Lectio Magistralis organizzata dal Luiss DataLab e IDMO.
In ricordo della bandiera ucraina, i drappi azzurri del suo vestito sono adornati da disegni dorati. Sul palco le luci combattono con i ricami e ne sfidano le pieghe. Originaria della Crimea e di etnie tatara, fin da prima dello scoppio della guerra per lei era insensato come nessuno avesse compreso la pericolosità di Putin. «Dobbiamo capire che la guerra non è iniziata il 24 febbraio, ma nel 2014. Noi festeggiavamo ma non avevamo capito che qualcosa aveva avuto inizio. Questa volta non era un gioco, nessun discorso su vino e champagne. Le bombe erano reali».
Ad anticipare le sue parole, il direttore della scuola di giornalismo e dell’Italian Digital Media Observatory Gianni Riotta ha voluto ricordare la Lectio Magistralis dell’anno precedente che ha visto come ospite David Sassoli, giornalista da poco scomparso ed ex presidente del Parlamento Europeo. «Stiamo combattendo la terza guerra mondiale dell’informazione. Come ha detto David, non ci faremo intimidire».
Da quando il conflitto è iniziato, gli attacchi dell’esercito russo hanno creato un nuovo e inevitabile futuro per il corso della vita della ministra. «La prima cosa che si fa la mattina è controllare che gli amici e parenti siano online su Whatsapp, soprattutto quelli arruolati, per essere sicuri che siano vivi». La sua routine è stata conquistata da negoziazioni, viaggi e una visuale a diecimila metri d’altezza sulle bombe. «Ho pianto quando, scappando di casa, ho toccato la valigia che conteneva la mia vita. La seconda volta è stata in aereo per un viaggio diplomatico. Ero in prima classe e avevo un forte senso di colpa. Ma ho dovuto contenermi pensando che stavo facendo il mio dovere».
Dopo più di due mesi di guerra, per la vice ministra Emine Dzhaparova alcuni atteggiamenti continuano ad apparire senza senso. «Quando ero giornalista nel 2014 nessuno si aspettava che la Russia invadesse la Crimea. Le organizzazioni internazionali pensavano che concedere a Putin la mia terra fosse abbastanza, ma ora sanno che non è così. Per lui le negoziazioni sono la debolezza».
Rispondendo alle domande dei praticanti del Master in Giornalismo, la vice ministra non nasconde il suo miscuglio tra interesse e confusione verso la macchina di propaganda russa. «Non ho mai vista una macchina così complessa. Abbiamo istituito il Ministero per l’Informazione per studiare le tattiche di disinformazione russa e come operi. Abbiamo ricostruito i media distrutti sul territorio perché l’arma migliore è la verità. Dobbiamo capire perché queste bolle mediatiche non si rompono, al loro interno non c’è alcun pensiero razionale».
Sul campo di battaglia, tra i colpi delle bombe e delle fake news, sono i cittadini a incassare ogni attacco. Per la vice ministra, «Con un deficit di 5 miliardi al mese, ogni aiuto è necessario». Feriti, uccisi, ma anche deportati. Dall’inizio del conflitto, sono circa 900 mila gli ucraini “rifugiati” nel territorio russo. «Durante l’assedio di Mariupol i russi hanno aperto un corridoio umanitario. Un milione di ucraini sono stati deportati, senza diritti o sicurezza. Il nostro paese non può seguirli oltre il confine e non sappiamo quale sarà il loro destino».
Gli applausi riempiono il silenzio che ha decorato la sala durante la lezione della vice ministra Emine Dzhaparova. «Se non volete vedermi piangere sedetevi, vi prego» commenta lei ridendo. «Tornerò in Ucraina portando con me tutto il vostro supporto da dividere con i miei colleghi e compagni».
Per i saluti finali, dietro il leggio del palco appare Andrea Prencipe. «Dobbiamo creare nuove regole per noi e per il futuro» dice il rettore dell’università Luiss. Un discorso che trova un punto d’incontro con le parole dell’ex ministra. La collaborazione, la solidarietà, ma soprattutto la presenza. «Il fatto che lei sia qui a condividere con noi le sue idee è il primo passo per poter ricostruire in nostro futuro insieme per un’Europa migliore».
Articolo di Lorenzo Sangermano, studente del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università Luiss Guido Carli.