A proposito delle policy a contrasto della disinformazione online, nel gennaio 2018 la Commissione Europea ha istituito un Gruppo di esperti di alto livello (High Level Group, HLEG) per elaborare una serie di raccomandazioni. Nel rapporto presentato a conclusione dei suoi lavori, l’HLEG ha sottolineato come la disinformazione online abbia confini più ampi e caratteristiche più complesse di quanto espresso dal termine “fake news” e dal suo uso talvolta fuorviante e strumentale. La disinformazione include infatti tutte le forme di informazioni false, imprecise o fuorvianti progettate, presentate e promosse per causare intenzionalmente un danno pubblico o per profitto, e il suo sviluppo crescente è profondamente intrecciato con quello dei media digitali. In una società dell’informazione e della conoscenza come quella che caratterizza i Paesi dell’Unione Europea, la disinformazione rischia seriamente di minacciare i valori democratici fondamentali e di compromettere i principali processi politici che si basano su di essi, dalle elezioni alla elaborazione di politiche pubbliche in settori fondamentali quali la salute, la scienza e la finanza.
Nel raccomandare strategie di intervento, l’HLEG suggerisce di evitare soluzioni semplicistiche e a breve termine, che rischierebbero di entrare in conflitto con i principi della libertà di espressione e di stampa e del pluralismo, e propone un approccio multidimensionale basato sul principio della collaborazione di tutte le parti in causa, dove le diverse risposte sono interconnesse e si rafforzano a vicenda. Il secondo dei cinque “pilastri” su cui basare un intervento di ampio respiro e di medio periodo raccomanda di «promuovere la Media and Information Literacy per contrastare la disinformazione e supportare gli utenti nella navigazione dell’ambiente dei media digitali». La promozione della Media and Information Literacy (MIL) attraverso processi di Media Education (ME) rientra dunque a pieno titolo tra le principali strategie volte a rafforzare la resilienza della società nei confronti della disinformazione, e l’HLEG chiede pertanto alle autorità europee e nazionali di intensificare gli sforzi volti «a sviluppare le iniziative nel campo dell’alfabetizzazione ai media e all’informazione al fine di promuovere un approccio critico e un comportamento responsabile da parte di tutti i cittadini europei».
La collaborazione tra Ufficio Studi Rai e Università Cattolica del Sacro Cuore (d’ora in poi UCSC), in linea con le raccomandazioni della Commissione Europea, assume il principio della valorizzazione delle iniziative di diffusione della Media and Information Literacy (d’ora in poi MIL) come pilastro delle strategie di contrasto alla disinformazione e assume la logica della collaborazione di tutti i soggetti coinvolti come metodo di intervento. Tanto la Rai quanto l’Università Cattolica, ciascuna con gli strumenti e le azioni che le sono propri, sono infatti contemporaneamente impegnate sia nell’opera di promozione della MIL che nella ricerca sullo stato dell’arte nel nostro Paese: in tali processi il Servizio Pubblico televisivo gioca un ruolo chiave connesso al suo mandato istituzionale, così come l’Università Cattolica partecipa a diverso titolo di quel grande movimento per la Media Education (d’ora in poi ME) che da diversi decenni dispiega energie e competenze sia nell’ambito della formazione scolastica che nell’extrascuola.
Il primo obiettivo di questa collaborazione è la conoscenza delle attività di promozione della MIL già in atto nel nostro Paese, a due diversi livelli:
- quello della provision, da parte della Concessionaria di servizio pubblico televisivo, di programmi e risorse destinati a diffondere e approfondire nella cittadinanza il grado di alfabetizzazione mediale e digitale;
- quello delle iniziative promosse dalle istituzioni scolastiche e dalla società civile per supportare efficacemente la formazione di adeguate competenze digitali e informative, soprattutto nelle giovani generazioni.
Conoscere quanto è già stato fatto o si sta facendo, e quali sono i principali attori in campo, è infatti il primo passo per immaginare politiche di supporto e di implementazione delle iniziative più significative ed efficaci.
Il risultato della collaborazione tra Ufficio Studi Rai e UCSC è raccolto in questo report: una mappatura dell’esistente nel campo della MIL che non ha la pretesa di recensire tutte le risorse disponibili, le iniziative realizzate, i soggetti coinvolti – obiettivo che richiederebbe un investimento di ricerca capillare che eccede i limiti della collaborazione stessa – quanto piuttosto presentare, in una prospettiva fenomenologica di sintesi, gli esiti principali, le direttrici più evidenti, i modelli più affermati che stanno dando forma alle attività in campo. Nello specifico:
- sul versante dell’impegno diretto di Rai, questo ha significato mappare la programmazione prodotta nel quadro delle competenze e dell’esperienza Rai maturate nell’offerta educational sulla Media Literacy, in ambito corporate ed editoriale, con particolare attenzione alla creazione di consapevolezza critica per il contrasto alla disinformazione;
- sul versante della Media Education si è trattato di individuare le principali fonti online che consentono di raccogliere materiale documentale relativo ai progetti di ME focalizzati, in tutto o in parte, sulla formazione di competenze mediali e digitali mirate al contrasto della disinformazione realizzati in Italia, per poi analizzare tale materiale alla ricerca dei loro tratti caratterizzanti e, se possibile, di alcune buone pratiche da assumere a modello. I due assi della ricerca hanno, dunque, una evidente autonomia, poiché si riferiscono a oggetti e metodi di indagine differenti, che saranno presentati sistematicamente nei prossimi capitoli, ma condividono un medesimo quadro di riferimento teorico, lo stesso orizzonte normativo, un frame interpretativo comune. Condividono anche lo stesso arco temporale, dal momento che la maggior parte dei materiali raccolti si concentra negli anni a partire dal biennio 2014/2015, turning point importante per l’oggetto di ricerca perché segnato dall’effetto di diversi atti normativi volti a implementare la digitalizzazione del Paese, a cominciare dalla legge 107/2015 detta della “Buona Scuola”. A questo proposito, bisogna ricordare che l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 ha condizionato tutto il biennio 2020/2021, modificando sia alcune logiche produttive del broadcaster sia molte attività formative messe in atto sul territorio, spingendo spesso all’adozione di canali di formazione online.Il presente studio, che segue la stessa articolazione della ricerca, si compone di tre parti. Nella Parte Prima (Capitoli 1, 2) viene delineato il quadro normativo e teorico comune all’interno del quale sono nati e si sono inseriti i programmi Rai e le azioni sul territorio; di questi si dà poi evidenza nella ParteIndice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) 2021, 2021, disponibile online all’url: https://ec.europa.eu/newsroom/dae/redirection/document/80590 (consultato il 16/03/2022). Per quanto riguarda le competenze digitali dei più giovani, il primo report della ricerca ySKILLS riferisce che, sul campione di 965 studenti italiani di 6 scuole dell’area milanese (3 secondarie di primo grado e 3 secondarie di secondo grado), solo il 35% è in possesso di adeguate competenze digitali di carattere informativo e di navigazione. Cfr. Mascheroni G., Cino D., Risultati della prima somministrazione della survey ySKILLS Italia (2021), KU Leuven, Leuven: ySKILLS, 2022, p. 6. Inoltre, le competenze informative sono quelle più collegate a esiti positivi, quali opportunità online, rendimento scolastico più elevato, più partecipazione civica e maggiore capacità di coping, cioè di fronte ai rischi online.
Nella Parte Prima, il Capitolo 1 è dedicato alla ricostruzione del quadro normativo. Si è voluto restituire il contesto, italiano ed europeo, normativo di riferimento per le azioni di Digital e Media Literacy a partire dal 2010. La data del 2010, seppur anteriore a quel turning point del 2014/2015 su cui si è costruita la presente ricerca, è stato considerato centrale perché senza l’Agenda Digitale per l’Europa (DAE) nata nel 2010 non ci sarebbero state le premesse che hanno preparato il terreno normativo per la riforma della Buona Scuola del 2015. Sulla base delle linee guida europee, nel 2012, si sviluppa l’Agenda per l’Italia Digitale (AgID) e nel 2014 viene redatta la “Strategia per la crescita digitale 2014-2020, che include il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) che sarebbe poi confluito nella legge della Buona Scuola (legge 107/2015). Le novità normative, volte a incrementare lo sviluppo delle competenze digitali cui l’interno Piano ambisce, proseguono e nel 2019 la Cittadinanza digitale diventa parte dei programmi scolastici di Educazione civica (legge 92/2019). Da ultimo è opportuno segnalare come dal 2020, ovvero con il Coronavirus e con la conseguente adozione della didattica a distanza per contrastare il contagio, il processo di digitalizzazione della scuola abbia subito una notevole accelerazione. Il Capitolo 2 offre una panoramica essenziale del quadro teorico di definizione della Media Literacy e del contesto socio- culturale di riferimento in cui si inseriscono le attività di Rai e le azioni sul territorio italiano a contrasto delle fake news. La cornice teorica comprende: da una parte il mutato contesto e le mutate modalità nell’era digitale con cui si formano e si diffondono le notizie (dalla cosiddetta post-truth alla presunta disintermediazione del processo informativo); dall’altra un’analisi del ruolo e della mission del broadcaster di servizio pubblico nel contrasto alle fake news e nell’acquisizione di consapevolezza e conoscenze digitali e una disamina del movimento di Media Education in Italia, delle sue sfide e dei suoi principali attori.
La Parte Seconda e Terza comprendono la raccolta, la descrizione e la valutazione delle iniziative frutto della doppia rassegna condotta da Ufficio Studi Rai, per quanto riguarda i programmi e le azioni Rai dedicate alla Digital e Media Literacy e al contrasto delle fake news (Capitoli 3, 4), e da Università Cattolica per quanto riguarda le attività e le iniziative sul territorio (Capitoli 5, 6, 7). Pur trattandosi di oggetti di ricerca di natura differente, per i quali sono stati adottati metodi di analisi differenti e per i quali sono state unite e adattate le specificità proprie delle due parti coinvolte nella ricerca, la struttura data alla presentazione degli esiti del doppio processo di mappatura è speculare: ad un’iniziale illustrazione del metodo adoperato in fase di ricerca e delle sue finalità (Capitoli 3 e 5), seguono la descrizione degli esiti e una prima riflessione su quanto emerso (Capitoli 4, 6, 7).
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