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Esclusiva

Marzo 31 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Luglio 29 2024
Dal Covid al conflitto in Ucraina in campo gli stessi attori della disinformazione, lo studio di Edmo

Il sito italiano online Mag24, le chat Telegram. L’indagine del centro europeo dimostra la transizione dalla pandemia alla guerra

Sull’home page di Gospa News, sito di “informazione giornalistica cristiana”, le immagini di Zelensky, presidente dell’Ucraina, dei bombardamenti e dell’“elitè occidentale” campeggiano di fianco a immagini di virus, siringhe e titoli negazionisti. Quella che lo stesso sito definisce “contro-informazione” ha spostato il proprio fuoco dal Covid all’invasione russa dell’Ucraina.

Gospa news si allinea così al trend rilevato dall’ultima indagine di EDMO. In collaborazione con altre organizzazioni di fact-checkers, l’osservatorio europeo ha scoperto che la disinformazione sul conflitto ucraino è opera degli stessi attori che, dall’inizio della pandemia, hanno contribuito a diffondere fake news sul Covid-19.

I canali di distribuzione sembrano essere gli stessi, dai social network ai siti di news. L’app di messaggistica Telegram rimane ancora un grande centro di produzione e propaganda. Viaggiando all’interno del gruppo no-vax e no-pass “NO GREEN PASS”, che conta più di 16 mila membri, dall’inizio del conflitto sciami di notizie sul Covid sono alternati a news sulla guerra. Come fonte diretta, la maggior parte degli utenti condivide link ad articoli proprio di Gospa News.

Tra i siti italiani, il giornale online Mag24 ha abbandonato con rapidità le cospirazioni sanitarie per intraprendere una narrazione pro-Putin della situazione ucraina, come rilevato da Facta. Il metodo rimane sempre lo stesso. Immagini a effetto accompagnate da poche parole, descrizioni dal tono polemico e accattivante. All’inizio di marzo, Mag24 ha pubblicato un articolo riguardo Marianna Podgurskaja, l’influencer ucraina ricoverata a Mariupol durante la sua gravidanza. Nonostante fosse stata accertata la responsabilità del Cremlino riguardo il bombardamento dell’area e della vicenda, il sito la riconduceva all’intervento del battaglione Azov, gruppo neo-nazista operante tra le fila ucraine.

Come nel caso di Marianna Podgurskaja, i fact-checkers polacchi di Demagog hanno riscontrato una costante nel ricorso alla finzione. Se negli scorsi anni i siti di disinformazione ritenevano il Covid un’invenzione e le persone in ospedale degli attori, lo stesso accade per il conflitto ucraino. Estrapolandoli dal contesto, vengono condivisi video di persone che riproducono sul loro volto ferite o immagini delle strade deserte di Kiev.

Come analizzato dal professor di storia americana Kasper Grotle Rasmussen dell’University of Southern Denmark, lo scetticismo verso la guerra deriva dal presentimento che ci sia qualcosa di “sbagliato”. Dall’idea che i governi e i media ufficiali non condividano a pieno la realtà dei fatti. Come per il Covid, l’Ucraina diviene ora il centro del “Great Reset”. Secondo le teorie del complotto, allo stesso modo della pandemia, la guerra in corso sarebbe una tecnica per imporre un nuovo ordine mondiale. Secondo Rasmussen, in un’intervista rilasciata ai fact-checkers danesi di TjekDet, «ciò che contraddistingue le teorie scettiche del Covid era una mancanza di fiducia nei confronti dei governi e delle persone al potere». Riguardo la disinformazione sulla guerra, continua, «non vogliono schierarsi con l’Ucraina perché tutti gli esperti, i politici e in generale il mondo occidentale sono uniti nel condannare la Russia per l’invasione e l’occupazione» del Paese.

Quella della disinformazione è una rete a maglie larghe e non tutti cadono nella trappola. I fact-checkers tedeschi di Correctiv hanno analizzato come alcuni utenti che diffondevano fake news sul Covid si siano spostati sulla narrazione della guerra, schierandosi però nel condannare la Russia.

L’apparente transizione tra i due blocchi tematici può non sorprendere. Secondo Andre Wolf, esperto di disinformazione che lavora per il progetto di fact-checking austriaco Mimikama, «Putin ha viaggiato e alimentato gli estremismi in Europa per anni», ha dichiarato al quotidiano viennese Kurier.

Nuove narrative, stessi metodi. Da diffusori del Covid, Bill Gates e Soros diventano guerrafondai al soldo dell’Occidente. Pattern, schemi e dinamiche che, per Matthew Skibinski, direttore generale di NewsGuard, «non devono sorprendere i motori di ricerca di tutto il mondo».

Articolo di Lorenzo Sangermano, studente del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università Luiss Guido Carli.