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Esclusiva

Marzo 9 2022
La campagna europea per contrastare la disinformazione russa

Con l’attacco all’Ucraina, i media sono stati travolti da fake news provenienti da Mosca. Per combattere questo conflitto parallelo, l’Unione Europea ha creato lo European Digital Media Observatory (Edmo). Intervista a Gianni Riotta

«La notizia che non ci fossero combattimenti dei russi attorno alla centrale nucleare era falsa. I combattimenti c’erano. La notizia che Zelensky aveva lasciato la Ucraina per andare in Polonia era una notizia falsa, Zelensky era ancora in Ucraina. Il nostro compito è distinguere tra le notizie quelle che sono vere, cioè confermate da fonti autorevoli e indipendenti, e riferirlo alla popolazione. Una volta accertate quelle che sono le notizie false e quelle che sono le notizie vere, i giornali possono poi evidentemente prendere tutta la linea politica che vogliono».

Editorialista di Repubblica, dopo essere stato tra l’altro direttore del Tg1 e del Sole 24 ore, e direttore della Scuola di Giornalismo della Luiss, Gianni Riotta ha appena scritto un articolo sull’identikit dei putiniani in Italia che citava un pezzo di Linkiesta.

Ieri è nata la Task Force europea sulla guerra in Ucraina, e Riotta ne fa parte in rappresentanza dell’Italia. «Oltre un anno fa – dice Riotta a Linkiesta – l’Unione Europea ha istituito lo European Digital Media Observatory (Edmo), apposta per combattere la disinformazione. Io sono nel loro Board. In seguito hanno creato gli Osservatori Nazionali, e io coordino l’osservatorio italiano. È composto dalla Luiss, da Tor Vergata, dalla Rai, da Tim, e con la collaborazione di numerose testate giornalistiche: Repubblica, Corriere della Sera, Pagella Politica… Già da un anno stavamo in realtà lavorando sull’Ucraina, oltre che sul Covid e sui altro. Ad esempio, abbiamo lavorato con Harvard University e con il ministero degli Esteri a una ricerca su QAnon. Come da Trump e dagli Stati Uniti, sono passati con la loro disinformazione all’Italia. Adesso questa Task Force è stata creata ad hoc. Presidente è la professoressa Claire Wardle, della Brown University».

Quindi informazioni sull’Ucraina ci sono già?
Basta guardare il sito di Edmo. Lì abbiamo già catalogato una montagna di false notizie sulla guerra: bombardamenti che ci sono e che vengono indicati come falsi; dichiarazioni di politici che sono false; dichiarazioni di giornalisti che sono false… Tutte vengono schedate e messe sul sito dell’Osservatorio Europeo in francese e inglese, per poi essere tradotte nel sito dell’osservatorio italiano.

Ma queste notizie nascono dal normale caos di ogni guerra, o c’è una regia vera e propria? Ed è una regia analoga di quella che ha lavorato in passato per diffondere notizie filo-Putin o è una regia diversa?
C’è una regia molto precisa, in realtà. Il vecchio Evgenij Prigožin, l’oligarca detto “il cuoco di Putin” perché ha fatto i soldi con una catena di ristoranti, già parecchi anni fa aprì a San Pietroburgo, al numero 55 di Via Savushkina, una Agenzia di Ricerca Internet che veniva indicata come la fabbrica dei troll, per le loro decine e decine di addetti che producevano false news. Ma la grande propaganda russa in questo settore va molto indietro nel tempo, fino a quella polizia segreta zarista Okhrana che fabbricò i Protocolli dei Savi di Sion. Ad esempio, nel libro di Thomas Rid “Misure attive”, tradotto dalla Luiss, si mostra come anche in tempo di guerra fredda i russi siano stati campioni nel mischiare dati veri e dati falsi. È quello che stanno facendo anche in questi giorni. Torniamo ad esempio a quando le agenzie di stampa hanno scritto che Zelensky era scappato in Polonia. Poi quando guardi vedi che era stato il Presidente della Duma a dare la notizia. Dice l’agenzia: “Fuga di Zelensky in Polonia”. Si sa come si lavora nelle redazioni. Non con la calma di una biblioteca, ma sotto adrenalina. La gente legge, sbaglia, e nel frattempo è passata nella opinione pubblica l’idea che Zelensky se ne è andato. A Edmo le lingue europee le parlano tutte. E noi lavoriamo con vari esperti, che esaminano parecchie notizie.

Il che non impedisce che certe balle vengano ripetute impunemente. Ad esempio, “le 14.000 vittime del genocidio nel Donbass”…
Questa me la ripetono in continuazione nei talk show. “Ma lei ha mai parlato delle 14.000 vittime del genocidio nel Donbass?” Ma quelli sono i caduti in tutta la guerra da entrambe le parti. Ma l’idea in realtà è antica. Se tu ripeti una bugia tante volte, alla fine diventa vera (Goebbels).

Di Maurizio Stefanini, giornalista de Linkiesta

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